Días 105-112: Fakarawa e Moorea

Fakarawa è un atollo nelle Tuamotu, dove sono censite 800 persone. Noi abbiamo incrociato a stento 50 cristiani, non di più. La proprietaria del market gestisce il ristorante, il signore che affitta le biciclette fa lo scaricatore in aeroporto, l’hostess di terra fa la cameriera (ci sono 6 atterraggi a settimana). Era come ritrovare volti amici conosciuti in un universo parallelo. Le altre 750 persone vivono certamente nell’altra realtà.

Tutti, e dico tutti, ti salutano per strada, come se fosse un condominio di amici o parenti. La gente è molto disponibile e sorridente. Vivono (quasi) tutti modestamente, ma trasmettono una pace e serenità che non so spiegare.

La città “vera” è una ed è Rotoava, poi ci sono casette sparpagliate talvolta raggiungibili solo in barca. Anche la strada è una e quando finisce ci sono palme e basta. La stessa città è fatta di baracchette/casupole. È davvero difficile approvvigionarsi di qualunque cosa, dai generi alimentari ai materiali da costruzione. L’unica cosa che non scarseggia è il pesce, dopo di che puoi pagare una cipolla tre euro. Dico una cipolla perché è l’unico vegetale a disposizione. Dei giovani hanno messo su una specie di orto, ma non basta per tutti.

Le attrazioni dell’isola sono due essenzialmente: il “south pass” e la “blue lagoon”, anche se ogni singolo metro di costa è da lasciarti senza fiato.

Un bagno in un posto «qualunque» andando al «supermercato»

Abbiamo dormito in uno dei boungalow di Olivia, praticamente un materasso sotto un tetto incandescente di lamiera, l’unica soluzione abbordabile sull’atollo. Aveva il pavimento di coralli (sottratti dalla battigia) e una notte un corallo si è mosso: era un paguro.

Lo stretto a sud

È il posto più mozzafiato che abbiamo visto fino ad ora, per mille ragioni. 847 di queste ragioni sono squali, a pinna nera, bianca e tutti grigi. I primi sembrano dei pescioni (pinna bianca e nera) ma ogni tanto ti incroci con quelli grigi che sembrano quello che sono: pescioni con denti aguzzi.

Ecco un video piuttosto comico in cui Cristina “cuor di leone” (me medesima) va a cercarsela e un pinna bianca le si avvicina di soppiatto, pare siano molto curiosi.

 

Proprio sullo stretto, in una baia incredibile, sorge un mini-villaggio, Tetamanu, abitato da 15 persone: pescatori e famiglie.

A causa delle correnti si forma il tipico “wall”: i coralli rivestono i fondali delle acque basse e all’improvviso cadono a picco nel blu, tappezzando il tutto come carta da parati a macchie bianche, marroni e viola. I pesci adorano le correnti e quindi è ultra popolato da banchi di pesci tropicali colorati. Il pesce “Napoleone”, che tanto ci era costato incrociare in Australia, qui abbonda in esemplari adulti che si fanno avvicinare. Curioso riscontrare che il Napoleone spaventi gli squali!

Siamo venuti con una escursione privata per mancanza di alternative possibili, è bassa stagione, ma la spesa è valsa l’impresa. Eravamo soli insieme a un paio di pescatori che andavano in apnea a beccare i pesci nelle grotte.

È stato bellissimo vedere come si immergessero con le fiocine e dovessero abbracciarsi al pesce appena pescato perché altrimenti gli squali glielo avrebbero sottratto. Gli squali gli nuotavano intorno fino a quando non lasciavano il pesce al sicuro in barca. In una occasione hanno dovuto sparare ad uno squaletto che si stava buttando al petto del pescatore per prendere il pesce. La fiocina è rimbalzata sulla sua pellaccia.

Si avvicinano senza timore, anche nell’acqua bassissima.

 Antonio ha visto una scena stupenda di uno squalo saltare fuori dall’acqua e fare un tuffo carpiato, come un delfino. Anche gli squali giocano, almeno quelli di barriera. 

Ti consiglio di dare uno sguardo, anche di passata, ai video per avere una idea di come fossero il posto e la vita marina.

Dopo un bel barbecue siamo andati alla spiaggia dalla sabbia rosa, avete presente la pubblicità della gnoccolona della crema bilboa degli anni ’80? Beh tale e quale, se non meglio. La sabbia non era rosa però. Poi la guida ci ha anche dato i pesci che aveva pescato! Eravamo sognanti. La giornata più bella del viaggio.

Nei giorni successivi poche attività stravaganti, solo pranzi sul mare, incontri ravvicinati del terzo tipo con gli squali e una bella passeggiata in bici di 24 km per vedere il passo nord.

Blue lagoon

L’ultima escursione è stata alla blue lagoon, una laguna nella laguna. Che te lo dico a fare…stupenda. Abbiamo fatto un pit stop in una spiaggia molto speciale perché la guida potesse raccogliere qualche cocco (!!!!).

Centinaia di metri di sabbia bianca con l’acqua alle caviglie e insenature turchesi. Qui abbiamo visto una tartaruga ed una manta leopardo.

MOOREA

Il viaggio ha assunto le caratteristiche del tipico “viaggio della speranza”, mai come in Thailandia in ogni caso. Sull’isola il trasporto pubblico è assicurato da due (2) autobus. Uno circola in senso orario e l’altro in senso antiorario, senza fermate prestabilite o tempi previsti di arrivo. Prendere il bus diventa una specie di questione di fede.

L’isola è vulcanica, ricoperta di selva e circondata da coralli. La barriera è parecchio lontana dalla battigia e si crea una sorta di piscina corallina fino quasi a ridosso dell’ondoso e scuro Pacifico. I paesaggi sono completamente diversi da quelli degli atolli, guardate queste foto viste dall’acqua:

L’highlight di Moorea è stata la gita in canoa. Abbiamo mangiato su un motu (isolotto) a bordo spiaggia con le razze che nuotavano sotto i nostri piedi. Poi abbiamo nuotato con loro.

Días 100-104: Polinesia, Rangiroa

Hemos viajado al pasado, dando una vuelta de -35 horas a un imaginario reloj. Estamos en Polinesia!

Me doy cuenta que no pasa ninguna anécdota divertida/gañanesca desde hace tiempo y la lectura se hace intensita. Puedo decirte, a cambio, que Polinesia está petada de tiburones y que estamos bañándonos a diario con ellos, viendo sus momentazos de caza (en grupo y en solitario) y la verdad es que es fascinante. Atacan a los flancos del banco de peces, se dirigen a los ejemplares que se quedan alejados y no a la multitud. Los peces más pequeños han venido a refugiarse a la sombra de nuestros cuerpos! Listillos.

 

Ahora que he cautivado tu atención, te puedo contar que la Polinesia está formada por 118 entre islas y atolones organizadas en cinco achipielagos, preciosos todos, pero muy distintos entre si: Sociedad, Marquesas, Tuamotu, Gambier y Australes.

Estamos en el archipielago de Tuamotu: formado por 76 atolones, famosos por su flora y fauna marina, paraíso de los buceadores y snorkeleadores. Destrozados por un huracán en 2010, son los más hostiles para la vida del hombre: el único agua que tienen es la de la lluvia, y están muy sujetos a inundaciones y otros problemas ligados a las mareas.

Esta vez nos pasamos con esto de hacer las cosas en el último minuto y reservamos 3 días antes de llegar, un poco de agobillo había entrado.

La avioneta, de élice, que viaja entre islas es lo más parecido a un autobús volante que te puedas imaginar.

En primer lugar, los isleños se llevan cajas y cajas de cartón y neveras, cerradas con celo, al avión. Parecen los paquetes de las madres a los estudiantes que viven fuera del pueblo (il pacco da giù). 

En segundo lugar, hace paradas para dejar y coger pasajeros (rollo Alsa/Marozzi).

En tercer lugar los aeropuertos son básicamente grandes cabañas. A las llegadas la gente que espera se mezcla a la que llega, nada de aduanas o seguridad (rollo estación). En cuarto lugar, la recogida de equipaje: la cinta transportadora es un banco de alumínio (rollo pescadería) con un señor que pone las maletas encima.

Incluso aquí, donde te imaginas que todo esté al alcance sólo de Amancio Ortega y sus amigos, hay soluciones mochileras muy dignas, que te permiten disfrutar de todo lo bueno, prescindiendo del lujo. Airbnb es el futuro, pocas historias. Incluso compartimos la playa con unas de esas cabañas, pagando cinco veces menos.

Ahora estamos en Rangiroa, el tercer atolón mas grande al mundo. Estamos a 20 mt del océano y 100 de la laguna, nos dormimos con el fragor de las olas en la playa. El pacífico no bromea, las olas son bien altas, y lo son a todas horas. Nos hemos bañado sólo en la laguna, que en todo caso es un pequeño mar, con el ruído del Pacífico al otro lado de las palmeras.

En el interior de la laguna el huracán ha hecho menos daño que en el mar abierto, aún así las playas están hechas de corales rotos y bien grandes. Aunque se nota el daño causado al fondo marino, sigue habiendo tropecientosmil peces.

Hemos dado una vuelta en kayak y con toda la crema SPF 50 nos hemos achicharrado. Había bancos de millares de peces unicornio (naso brevirostis) nadando en la superficie del agua, hacían hasta ruído. Me he tirado al agua y…claro, por algo estaban allí los unicornios…tiburones!!!! Son los de barrera, llegan apenas a los dos metros, pero no te escondo que la primera vez me he acojonado, no me lo esperaba. Me he hecho rápidamente a la idea y hemos ido en busca de más ejemplares, verles cazar es de película.

El día siguiente teníamos una excursión, anulada por la lluvia. Esto no ha impedido que fuéramos con Moru, una especie de guía improvisado grandote y bonachón, a un islote que ellos llaman acuarium, y con razón. Está en el medio de un  “hoa”, un pasaje entre laguna y mar abierto y los peces a-do-ran las corrientes.

Hemos ido con una canoa típica de tres plazas, la “va’a”. Era una pluma en el agua. La mierda de kayak de plástico del día anterior era un mal recuerdo.

VA’A: LA CANOA TÍPICA POLINESIA

Por la tarde hemos ido a dar un paseo por la playa de corales. He estado a punto de llevarme algún trofeo, pero eso de la ética me ha podido, mierda de ética!

Ahora escribo desde el porche, junto a un par de perretes y una gata que hemos adoptado, se parece a Lisca (nuestro gato) pero desaturado en photoshop. Se come de todo la jodia, hasta el pan duro. Le hemos comprado latas de comida.

Mañana Fakarava, esperando que el tiempo nos respete!