Días 21-24: tra villaggi antichi e pagode

Oggi scrivo da una camera con vista: siamo a Tam Coc, un micro villaggio ai piedi delle montagne e la mia finestra si affaccia su un giardinetto curatissimo pieno di piante che ha per sfondo un massiccio stupendo.

Finalmente, perché le ultime notti ad Hanoi sono state insonni, anche perché ci siamo svegliati presto per fare dei tour e io sono un animale notturno. Abbiamo visto dei posti bellissimi, anche se meno entusiasmanti c’è da dire. 

Nella stessa Hanoi abbiamo visitato il tempio della letteratura (o della cultura). È dedicato a Confucio ed ospitò l’accademia imperiale per i futuri mandarini. Fu la prima università vietnamita e risale al 1070 (ed era tostissima). Dal 1070 al 1779 solo una sessantina di monaci ottennero il più alto riconoscimento. Gli esami si svolgevano ogni sette anni al principio, poi ogni tre. Altro che appelli bimestrali e i 110 e lode!

I monaci se ne andavano in giro con la loro «cartella» di legno piena di mini libri in cinese, venivano pagati dall’imperatore per studiare e vivevano nell’area del tempio che arrivò ad ospitare mille studenti nel periodo più florido della monarchia.

Il tempio di per sé è bello, anche se è stato rimaneggiato perché durante la seconda guerra mondiale i francesi pensarono bene di demolirne delle parti per adibirne delle aree a ospedali da campo o simili.

Ci sono tre percorsi paralleli intervallati da corti adibite a giardini con vasche d’acqua che conducono al core del tempio. Tutti i templi dedicati a Confucio hanno una struttura simile. I tre percorsi corrispondono a questa gerarchia: il percorso entrale era riservato al re mentre quelli laterali erano per i mandarini amministrativi e per quelli militari; i patii invece hanno una simbologia religiosa legata alla virtù e alla conoscenza. 

Una cosa bellissima: le tartarughe litiche sormontate da stele. La tartaruga simboleggia saggezza ed eternità e sulla stele venivano omaggiati i vincitori del concorso per diventare mandarino. Su ogni stele è incisa una dichiarazione che descrive l’importanza dell’educazione e del talento per la nazione e riflette la filosofia confuciana del Vietnam. Il pubblico ossequio dei saggi che avevano ottenuto il titolo aveva lo scopo di motivare gli altri studenti a servire la società in modo simile.

Durante la guerra con gli Stati Uniti le stele tartarugose vennero praticamente tumulate sotto terra e sabbia per proteggere la memoria colta del paese dai bombardamenti. A me sembra che stì vietnamiti siano veramente cazzuti. Hanno cacciato i cinesi, i giapponesi, i francesi e poi gli americani. Le palle cubiche.

Qui in Vietnam i turisti non possono affittare una macchina, solo motorini. Io mi tumulerei in hotel piuttosto che mettermi in quel traffico con un motorino. L’unica opzione che ci è rimasta è stata farci accompagnare da un autista. Ragazzi, entrare ed uscire da Hanoi è una specie di prova per i nervi: motorini che sfrecciano a destra e sinistra con 2-3-4-fino a 5 persone a bordo (oppure caricati con enormi pacchi agganciati Dio solo sa come), che strombazzano con il calkson continuamente. Alcuni hanno installato un dispositivo di clackson perenne, non hanno bisogno di suonarlo. Io impazzirei. In questa foto si vede un dispositivo sicuro per portare i minori a bordo:

Motocicletta vietnamita DOC

Beh, con il nostro autista che habla un «little english»(= no english) siamo andati a vedere la Thay pagoda a Sài Sơn vicino Hanoi il cui nucleo è del secolo X ma la maggior parte degli edifici è del XVII. Una luuunga scalinata separa il lago dagli edifici sacri dedicati a Buddha in cima alla vetta.

Thủy Đình-Sai Son

Il complesso di templi ha anche degli altari nelle grotte carsiche, altari cafonissimi tanto per cambiare. Ci siamo prima impietositi e poi fatti fregare da un tipo che si improvvisava guida turistica, che per lo meno ci ha portati in una grotta dove forse non saremmo arrivati da soli.

Il pezzo forte della giornata è stato il villaggio Duong Lam. È caratterizzato da case e templi lignei, prevalentemente del XIX secolo, con dei capolavori di legno intagliato. Purtroppo quando il governo ha compreso il valore storico artistico che avesse il villaggio l’estetica generale era già stata compromessa da demolizioni e nuove costruzioni. L’UNESCO ha aiutato al recupero delle case e dei templi che erano rimasti.

In questi posti meno turistici ci rendiamo conto di quanto poco debba costare la vita qui. Se ad Hanoi puoi pranzare con 3 euro a testa, birra compresa, nei paesini si arriva a spendere anche 1,5 euro a cranio. Tenete conto che una birra da 33 cl può costare 0.50 cent e un piatto di tagliatelle di riso in brodo con carne e verdure 1 solo euro!

Beh a parte le case e i templi in legno (con serpentoni colorati pupazzo attorcigliati alle capriate), la cosa più sorprendente senza dubbio è stato vedere come vengano utilizzate tutte le superfici esistenti in città per seccare alimenti. Questa è la stagione del ravanello bianco (daikon). I sagrati dei templi, il mattonato dei parchi e, perché no, l’asfalto delle strade erano pieni di ravanelli tagliati a fette e lasciati seccare al sole. Non immaginatevi il paesello di Heidi, c’erano motori, macchine e animali. Ho pensato che magari venissero utilizzati come mangime, ma poi li ho visti in vendita!

Duong Lam

Il pezzo forte di questi ultimi giorni è stato senza dubbio il percorso fluviale per andare a visitare la perfume pagoda. Purtoppo niente canoa, ci ha portati una barchetta a remi, 3 km di magia. Magia a 5 cm dall’acqua, la barchetta non sarebbe potuta andare più carica! Il fiume rosso è incastonato tra due catene montuose che hanno le stesse forme di quelle della baia di Ha Long e nelle insenature e canali laterali i locali coltivano ninfee rosa e fuxia.

Perfume pagoda

I templi sono circa 18 e sono dislocati nella giungla, alcuni sono molto difficili da raggiungere. Quelli originali erano del 1400 ma furono rifatti integralmente negli anni ’90. La perfume pagoda invece è dentro una grotta carsica di dimensioni abominevoli piena zeppa di stalattiti e stalagmiti maestose. Si chiama in questo modo perché è meta di migliaia di coppie che chiedono al Buddha bambino di aiutarli a concepire e accendono bastoncini di incenso come se piovesse. Tre alla volta. La pagoda si raggiunge con una teleferica o con una lunga scalinata che è costeggiata da centinaia di bancarelle.

Proprio per la massiccia affluenza di turisti e fedeli tutta l’area sembra una fiera, o un mercato. Abbiamo avuto una fortuna sfacciata, ci saranno state al massimo una quarantina di persone. Tutte le bancarelle erano chiuse con dei teli e alcune persone stavano lavorando solerti al disboscamento della selva per fare spazio ad altre bancarelle sospese sull’abisso. hanno dei sistemi costruttivi che fanno pensare che le nostre lauree siano totalmente inutili.

Días 18-20: más Hanoi

Contratiempos puede haber, y ha habido. No podremos ir a Ha Giang, en las montañas (con las motos). Nos quedaremos en Hanoi hasta el 11. La ciudad nos flipa en realidad, así que poco mal y en todo caso mi marido, que de apellido se llama «prudencia», lo agradece.

Estamos descubriendo rincones nuevos y sus peculiaridades. Por ejemplo, el mismo medicamento puede costar 15.000 o 65.000 dongs dependiendo del lado de la calle donde estés. En el lado de los 15.000 nos hemos encontrado en un sitio surreal. Hemos tenido que esquivar centenares de motos para llegar a ver un mercado callejero, uno de los más humildes que haya visto. Era distinto a los de Camboya, había muchos animales vivos: gallinas, crustaceos, moluscos, peces y unas verduras espectaculares pero estaban directamente expuestos en el suelo. La alimentación es tan variada como los productos que se encuentran en los puestos de venta.

La quieres viva o troceada?

Hemos estado también en otro mercado con puestos de comida donde hemos visto que la gente se come los gusanos, y que los pomelos son «mu» grandes.

Por el mismo barrio de los pomelos hay un par de lagos preciosos, muy distintos entre si. El primero es muy vivo y muy residencial. El sábado por la mañana (y puede que otro día también pero nosotros lo vimos el sábado) la gente que vive en los alrededores está allí sentada en la acera, bajo los árboles. No hay ruidos ni coches y el tiempo pasa jugando al Xiangqi (ajedrez chino), a las catas, fumando pipas y charlando. Los edificios son, para variar, tremendamente fascinantes. Las casas coloniales y los clusters vietnamitas se enfrentan en esa proximidad estridente que tanto amo. Dentro de las manzanas las «calles» son tan estrechas que no penetra casi luz. Luego se abren plazas con juegos para los niños y vuelves a la luz y al color.

El segundo lago-parque es el Thong Nhat, uno de los más grandes en ciudad. Tiene una estetica agé espectacular, magnificada por el hecho que había diez personas en total en todo el lago. Los patines acuáticos en forma de cisnes con enormes pestañas dibujadas, todos arrinconados en una esquina sin nadie que los vigilara, ni nadie que los quisiera alquilar. Un trenecito oxidado, las verjas con motivos vegetales, una palomera y un edificio art nouveau… vamos, de película.

También hemos vivido otro finde en Hanoi y visto la ciudad transformarse por la noche. Mucha, mucha, gente y también mucha, mucha, música hortera. Aquello parecía una feria de pueblo (o la festa di santa Nicola). En el medio de la baraunda hemos estado sentados en los taburetitos cenando, mientras se llevaba a cabo en la acera de al lado una escrupulosa limpieza de las vajillas. He entendido también otra cosa: si sales el sabado noche y no llevas falda no eres nadie. Si eres tío se te perdona.

Y ahora unas poquitas fotos, las mas bonitas de estos días para mi.

Bajo petición de la más fiel lectora, después de mi madre, voy a contar un par de cosas que tienen que ver con el idioma vietnamita y su historia. Es curioso, lo prometo. Es el único idioma de los paises asiáticos que utiliza un alfabeto basado en el alfabeto latino, con varias letras con acentos, inventado por un lexicógrafo francés. Es tremendamente práctico para nosotros poder pedir comida sin entender lo que estamos pidiendo. En algunos casos, por ejemplo en los templos, nos hemos encontrado con textos escritos con caracteres chinos. 

He descubierto que las raíces dei idioma estan en Vietnam del norte. Con la conquista de las tierras que hoy corresponden a Vietnam centro y sur, la lengua se hibridó con los idiomas indios y malayo-polinesios, autóctonos de estas zonas. Cuando China conquistó Vietnam impuso el uso de su idioma y su sistema de escritura en ámbito administrativo y en las clases dirigentes. El vietnamita vernacular se mantuvo, aunque se empezó a escribir con caracteres chinos (los que hemos visto en los templos!). 

La introdución del alfabeto romanizado se debe a los misioneros portugueses del XVII con sus acciones para convertir fieles malos en fieles buenos (cristianos) e instaurar rutas comerciales. Fue a mediados del siglo XIX cuando el alfabeto se difundió por mano de los franceses. Cảm ơn por haber leído la chapa!

Días 15-17: Hạ Long Bay

Abbiamo avuto fortuna. Il battello che avevamo prenotato era pieno e ci hanno fatto un upgrade ad una imbarcazione di una categoria superiore. Questi battelli sono bellissimi, soprattutto dall’esterno. Hanno una forma particolare e sono completamente in legno. Nell’arcipelago ce ne sono a decine e, devo essere onesta, scoccia un po’ la presenza di tante altre barche, però il fatto che siano belle smorza l’effetto «scale di piazza di Spagna». Hạ Long Bay

Il governo permette un numero specifico di rotte (almeno questo ci hanno detto in tanti) , per cui è inevitabile l’assembramento. Noi abbiamo scelto di passare due notti e tre giorni in crociera in battello, fortunatamente la maggior parte dei turisti compra «1 day tour». Solo dopo aver concluso il nostro abbiamo scoperto delle compagnie che propongono un itinerario un poco diverso nella zona nord-est dell’arcipelago, troppo tardi per noi. Comunque è stato bellissimo.

Le isole solo circa 1969 spalmate su una superficie di 1500 km², sono patrimonio dell’UNESCO dal 94 per il loro valore estetico e dal 2000 per motivazioni il valore geologico e geomorfologico. L’arcipelago si è evoluto nel corso di 500 milioni di anni di cui gli ultimi 20 ha vissuto una evoluzione a livello carsico peculiarissima.  Sembrano le isole di Peter Pan, scavate da dentro come le grotte di Castellana.

Sung Sot cave, 10.000 m²

Ci sono due tipi di isole a seconda dello stadio di evoluzione carsica: le fengcong che sono quelle a cono e le fenglin, quelle «parallelepipede», evoluzione delle anteriori.

Il primo giorno ci hanno portati sull’isola più gettonata di tutte: Tip Top (in realtà Titov) dal nome del cosmonauta russo, il secondo uomo nello spazio dopo Gagarin. La chiamarono così per suggellare l’amicizia sovietico-vietnamita. Ci hanno portato vagonate di sabbia e ci sono cinesi a go go (l’80% dei turisti della baia). I cinesi sono pazzeschi, viaggiano in orde, corrono sempre e fanno foto «a manetta». Per loro siamo una specie di attrazione turistica. Non credo sia così per tutti i cinesi, ma per quelli che abbiamo incontrato si! Antonio è un fenomeno da circo per loro perché ha la barba, e per giunta bicolore, io invece perché sono alta. Ci acchiappavano dove e dove fossimo e ci chiedevano di fare foto con loro, a decine. Talvolta li scoprivamo a fotografarci di nascosto. Sulla spiaggia ne abbiamo avuto un assaggio ma in una grotta carsica c’è stato l’apogeo, abbiamo posato con almeno 20 persone. Ci siamo divertiti, facevano una confusione assurda e appena si spostava quello con cui avevamo appena posato subito veniva ad abbracciarci un altro.

Il belvedere dell’isola Titov era una bomba pazzesca, 430 gradini per raggiungerlo ma si godeva di un panorama stupendo.

Nel pomeriggio abbiamo finalmente assaporato un pochino di libertà e abbiamo fatto un giro con un kayak. Non è permesso fare il bagno!!!! Ci sono tantissime aperture che si sono formate alla base delle isole a causa dell’ erosione marina e del carsismo. Sono come dei tunnel che permettono di passare da un lato all’altro delle montagne. Già questa escursione ci ha fatto sentire meglio rispetto alle folle.

 

Abbiamo fatto amicizia con una coppia di spagnoli sessantenni tutta vita, simpaticissimi. Esther e Juan Ma, da San Sebastián, una coppia affiatatissima e di gran compagnia. Antonio ovviamente amatissimo, tutti sanno come sa farsi amico dei «grandi», gli amici ricorderanno cosa fece a Ventrosa. 

Il secondo giorno è stato «il giorno». Ci hanno fatti andare su una barca più piccola insieme ai nostri due amici e siamo salpati. Noi 4 + 4 persone dell’equipaggio tra le isole e nessun’altra imbarcazione alla vista. Un sogno. La mattina si moriva di freddo!

Innanzitutto siamo approdati a CuaVan, un villaggio galleggiante. Molti degli abitanti del villaggio sono stati re-ubicati in terraferma, soprattutto per garantire l’istruzione per i bambini. Nell’arcipelago tutto arrivarono ad esserci 1000 abitanti distribuiti in 4 villaggi. In questo nello specifico almeno 100 case-zattera, ad oggi ne rimangono una trentina. È ancora semi-popolato e la gente continua a vivere di pesca. È posizionato in una insenatura stupenda a forma di croce, il paesaggio è incredibile, i colori sono incredibili, come anche la luce.

 

C’è un piccolo museo con fotografie che ritraggono la vita nel villaggio e la nuova vita nelle nuove case sulla terraferma. Non è mai un cattivo momento per fare propaganda.

Oltre alle case-zattera legate tra loro ci sono vari tipi di imbarcazioni e tanti animali da compagnia e guardia, tanto cani come gatti. C’era una specie di trabucco meraviglioso e la parte bassa delle isole nella zona centrale veniva usata come se fosse una parete attrezzata: cime, ancore, assi di legno… C’erano anche dei pescherecci con decine di luci sula coperta, serviranno forse per attrarre le prede? 

Dopo di che siamo andati a vedere un allevamento di ostriche. Ne coltivano di tre tipi, quelle che producono le perle nere thai possono metterci anche otto anni per produrre la perla finita. È stato interessantissimo vedere il processo tramite il quale fanno si che le ostriche producano le perle. Si chiama «nucleazione» e viene fatto per tutti gli esemplari, non so più quanti milioni fossero. Vengono socchiuse le valve e viene inserita una sfera di madreperla (nácar) nella gonade dell’animale insieme a una porzione di mantello di un’ostrica «donatore». L’ostrica in reazione al corpo estraneo inizia ad avvolgerlo con progressivi strati di madreperla. È un meccanismo difensivo.

L’ultima attivitá della giornata è stata visitare la Maze cave (quella dove abbiamo incrociato i cinesi). Questa grotta è stata abitata per lungo tempo, prima ancora che i suoi abitanti imparassero a pescare.
Nella parte alta dell’isolotto c’è un lago salato, la connessione con il mare aperto avviene al di sotto del livello 0. Strepitoso.

La sera, nella nostra cabina, che era una bomba sinceramente, iniziamo a sentire vociare all’esterno:
«Hello, hello, beer, beer»
Sono i pescatori che giustamente si reinventano e cercano di vendere alcolici ai turisti delle imbarcazioni grandi. I prezzi sono alti ma mai quanto sulla barca. Abbiamo letto però che se l’equipaggio se ne accorge ti fa pagare una specie di piccola penale. Comunque vengono all’imbrunire e colpiscono i vetri della cabina con un bastone lungo lungo.

Día 12-14: Hanoi

Te parece estar en una película americana con un plus de ingrediente «asia»: los bicitaxis (una especie de Rickshaw), los vendedores ambulantes con las bicicletas cargadas de mercancías, las casas coloniales (estrechas y altas) y los rostros de la gente… nos ha dado buen rollo… estamos oficialmente de buen rollo. Y por si fuera poco, a veces hay aceras!!

Añadido a lo que nos esperábamos, hay decenas de curiosidades, rarezas y comida muy, muy buena. Entiendo las recomendaciones de Pepa!

Las calles del old quarter

En las calles hay un hermoso bullicio de gente, muchos bares y puestos de comida, uno tras otro. La peculiaridad es que los locales se sientan en mini-taburetes y comen encima de ellos. Los sitios mas pijos suelen tener sillas. La diferencia sustancial entre pijo y no-pijo, está en las características de la cocina. A veces es un únicum con la zona del comedor, hiper mega sucia y ennegrecida, con las señoras que friegan los platos en dos cubos de agua directamente en la acera.

Hemos comido «Nom bo kho» (ensalada de carne de res desecado) en uno de estos sitios guarros con un tour gastronómico (es el sitio de los taburetitos). En el mismo tour hemos ido a lo que en barese se llamaría «alla casa della signora«, un cutresitio dónde hacían los «banh cuon» (rollitos al vapor). Ancho unos tres metros por seis de fondo. En la planta de arriba sirven a los clientes, pero por la noche se transforma en su casa. Un dormitorio para 12 personas. Al menos los abuelos tienen un espacio reservado detrás de un tabique y una televisión para pasar el rato. Es la foto en que toco el techo con la cabeza (!). Sí, eso es la casa de los 12. Nos han explicado que el negocio les va muy bien (son ya tres generaciones) y están convencidos de que si se mudaran a otra parte la suerte no les seguiría, luego nos tachan de supersticiosos a los italianos!

Sus casas son estrechas y altas, un mix tradicio-colonial muy hermoso, es otra característica de la ciudad. También hay edificios modernos de hormigón y cristal que sobresalen detrás de las casitas.

La zona del centro se divide entre el french quarter y el old quarter, el elemento «visagra» de esta zona es el lago Hoan Kiem, con su bonito puente rojo que lleva a un islote en el medio de las aguas, con pagoda incluida. Durante el fin de semana cierran al tráfico todo el perímetro del lago y parece estar en una feria de pueblo: exposiciones, música en directo, puestos de comida Bio y una calle entera dedicada a coches teledirigidos para los niños. Los estudiantes tienen la tarea «extra» de ir a practicar inglés con los extranjeros. Las chicas se visten con sus mejores galas, compran ramos de flores y van a sacarse fotos en la orilla, y las familias salen juntas a pasear. «Non tutto è oro quello che luccica» porque en una ciudad con un tráfico tremendo como esta, el cierre de esas calles hace que pasear en los barrios colindantes al lago sea realmente terrorífico. Yo al menos estoy perennemente cagada y pegada a Antonio que les hace el gesto «all the single ladies» a la Beyoncé con la mano y espera que así no nos atropellen.

Como demostración de lo que puede llegar a ser el tráfico de motos, se han inventado un verdadero trabajo alrededor suyo: el aparcamotos. Le dejan el vehículo y el tipo lo aparca en baterías de dos o tres filas. Escribe con una tiza en el asiento códigos alfanuméricos para saber cuanto le deben.

Detallito: Llevamos días de cielo grisáceo, pensaba fuera niebla, pero no. En Hanoi tenemos ahora 173 de AQI; en Madrid, para que podamos comparar, hay alrededor de 65, en Roma unos 50.

Más cosas: hemos estado en el mausoleo de Ho Chi Minh, no lo sabíamos pero era el 50 aniversario de su muerte. Ordas de gente habían ido a rendir homenaje al tío Ho (le llaman así de verdad). Una cola brutal para acceder al mausoleo, unos 400 metros o más, había que dejar en depósito las cámaras de foto, mecheros, cerillas… En fila de dos, con los militares que mantenían el orden para que NADIE lo descompusiese. Imponían un poco. El mausoleo está en el medio de un parque con museo añadido. El mausoleo es etapa obligatoria y tiene que ser la primera. En una habitación en penúmbra, vigilado por cuatro militares, yacen los restos mortales momificados del tío Ho; coronados por dos enormes placas de granito con la hoz y el martillo en una, y la estrella de la bandera del Vietnam en la otra. Parece que se utilizaron las más avanzadas técnicas rusas en su momificación. Chicos, me han dado escalofríos. 

El museo es tremendo, y no solo por la propaganda, es feo de cojones. Hay enormes olas y nubes de yeso en todas partes y horteradas de todo tipo.

Últimas, lo prometo: también aquí hay puestos de comida y peluquería callejeros, en las aceras cada 6-10 m hay mini placas que dicen CÁP ĐIỆN LỰC (indica la posición de los cables eléctricos) y las bodas se celebran en carpas horteras que invaden las calles, hay una vía de  tren  que pasa entre las casas (mamma guarda questo video!)  Y el museo de la mujer mola mucho!

Mañana nos vamos a Hạ Long Bay! Una maravilla de la naturaleza que pondrá a prueba la resistencia de Antonio al barco… esto puede salir muy bien o muuuuuy mal……………

Día 11: curiosidades camboyanas de camino a Hanoi

Bueno, hoy dejamos Camboya. Ha sido un día de descanso y avión. Una buena ocasión para hablar de nuestro primer envenenamiento.

No obstante mi obsesión por la higiene al parecer tengo que haber ingerido bacterias de estas en mi vida pasada porque en 24 horas habíamos superado la intoxicación. En cualquier caso Antonio es el culpable, obviamente. Después de casi diez días incólumes ha pensado fuéramos inmunes a la e-coli en cantidades y debíamos empezar a comer donde los locales. Sí o sí.

«A que hemos venido?», «Me he criado en el corral de mis tíos», «después de la rata no puede pasarnos nada»…

Obvio que ha pasado, había cantidades de perros roñosos en el supuesto restaurante y tropecientosmil moscas. Nuestros rollitos primavera crudos tenían todas las papeletas para envenenarnos.

Fresh spring rolls, Camboya

Cierto interés ha tenido la población de la guesthouse. Unas cuantas parejas camboyano-europeas, unas parecían apañadas, la verdad, otras menos. Lo especial del cuento fue una niña que una tarde me eligió cómo su súper mejor amiga. No-me-sol-ta-ba. La niña había vivido en Australia y no paraba de darme hostias por mi inglés, 10 años tenía! Sus padres no la habían llevado a los templos y ya llevaban una semana allí y se moría de ganas! Y dale a contar las historias de los hinduistas y a ver fotos de los templos y buscar en Google translator las palabras que yo no me sabía en inglés. Que ca-te-ta-ga-ña-na-pa-le-ta. Va mejorando poquito a poco, todo un invierno viendo series en inglés ha servido de algo, not enough en cualquier caso. El día siguiente la niña casi no me habló, tuve que aburrirla.

Otra cosa que no se podía escribir en el capítulo anterior para no estropear lo didáctico y bonito del cuento es que la ciudad es una especie de Las Vegas pobre del éste. Una especie de parque de atracciones para turistas. Hay una calle petada de garitos súper horteras repletos de luces psicodéli as. Eso de las luces les mola a los camboyanos, hasta para los templos, imaginaos lo que pueden llegar a hacer en una calle que se llama «pub street». Rollo luces de navidad del jardín botánico, multiplicado por cien.

Pub Street, Siem Riep

Puestos de comida ambulantes que enseñaban escorpiones y serpientes fritos a los cuales se les podía fotografiar por medio dolar, piscinas de cristal con peces para meter los pies y que se comieran las pieles muertas y los callos. Hasta un body builder había, petadísimo-isimo y caucásico (mucho mas glamuroso que los petados asiaticos) que se ofrecía para tumbar a cualquiera.

Un capitulín va a los puestos de comida callejera. Se pasa de fruta exótica desconocida a todo tipo de bicho. Lo más asqueroso: ratas, langostas (las de la plaga de la Biblia, no las de mar), pescado seco repleto de moscas y unas almejas saladas y especiadas. Aquí va un resumen fotográfico de lo que no me ha dado vergüenza fotografiar:



 

Días 8-10: Angkor

Ci sono mille cose da raccontare e circa 250 fotografie, non posso propinarvele tutte, farò una difficilissima selezione! Oggi siamo alla fine del terzo giorno di visita della zona archeologica di Angkor e ce ne andiamo con gli occhi pieni di immagini e storie pazzesche. Sto scrivendo dal portico della guesthouse ed ha appena iniziato a piovere, stupendissimo (e finalmente).

L’area di Angkor è enorme, wikipedia dice 350 km ², nella mappa si vede quanto sia grande rispetto alla città. La zona che generalmente si visita è di circa 15 km², per questo è indispensabile avere un mezzo di locomozione. Qualcuno sceglie la bici, e non sarebbe stato male, noi abbiamo scelto il Tuk Tuk, fa davvero un caldo straziante. Non immaginavamo che l’area archeologica fosse così densa di templi, ce ne sono a centinaia.

Angkor map

Tutto comincia nell’889 quando il re Yasovarman I sposta la capitale ad Angkor. Da questo momento in poi si succedono diverse dinastie. Grazie alle iscrizioni in sanscrito riportate sulle stele trovate nei pressi dei templi, ma anche grazie all’interpretazione dei bassorilievi che li decorano e alle cronache di mercanti e viaggiatori, si sono potuti datare gli edifici. L’attività nella pianura continuerà fino al 1431 quando il regno khmer cadrà in mano dei Thai. La terribile storia di questa nazione perennemente in guerra ha fatto sì che la giungla si appropriasse di tutta l’area. Nonostante ci siano testimonianze della «città di pietra perduta nella giungla» del XVI secolo, solo nel 1848-1856, con i racconti illustrati di un missionario francese, la città acquisì notorietà ad ampia scala. I primi scavi si fecero all’inizio del ‘900 ma la fama a livello mondiale arrivò con l’iscrizione nel 1991 del sito nelle liste dell’UNESCO.

I re Khmer vennero considerati alla stregua degli dei. Il re faceva costruire un tempio dedicato ad una divinità (induista o buddista) nel quale veniva incoronato ed anche sepolto. Ad alcuni re corrisponde la costruzione di cittadelle: Angkor Wat ed Angkor Thom; Angkor deriva dal sanscrito nagara (नगर in  devanagari ), «città». Delle cittadelle solo permangono le strutture in pietra, dei palazzi e delle scuole in legno, dove vivevano solo i reali e i monaci, rimangono solo le fondamenta.

Ci furono periodi in cui le due religioni convissero pacificamente sotto il dominio di re «illuminati» come Jayavarman VII, ed altri in cui, con il predominio dell’induismo, vennero distrutte le immagini sacre e trasformati in induisti i templi dedicati a Buddha, un enorme movimento iconoclasta. Generalmente venivano picconati i bassorilievi parietali ed alle grandi statue integrate con l’architettura veniva aggiunto un terzo occhio trasformando di fatto Buddha in Shiva. 

Quando parlo delle grandi statue integrate parlo di questo genere di cose:

Bayon temple
Bayon temple terrace

Questo è il tempio di Bayon al centro dell’area della cittadella di Angkor Tom, possiede ben 37 torri con 2-4 volti scolpiti!

Ci siamo fatti aiutare da una guida perché vedere tutto questo senza sapere nulla di buddismo o induismo sembrava una cazzata, certo è che è stato un salasso. 

I templi hanno una caratteristica forma piramidale, talvolta terrazzata, sormontata da torri coniche, queste forme sono una analogia del mito induista del monte Meru, dimora degli dei. I templi sono sempre circondati da mura concentriche che rappresentano le catene montuose intorno alla montagna sacra e spesso c’è un fossato che rappresenta l’oceano.

Vista del fossato intorno ad Agkor Thom
Ecco i Devas (gli dei) che tirano Vasuki, dall’altro lato della strada ci sono gli Asuras.

Il mito indù del frullato dell’oceano del latte è una delle ispirazioni principali nella costruzione dei templi ed è stu-pen-do. Narra che al principio dei tempi ci fu una lotta tremenda tra Asuras (i demoni) e Devas (gli dei), allora mortali. Lottavano per ottenere delle erbe che donavano l’immortalità poste sul fondo dell’oceano del latte. Le due fazioni tiravano gli uni dalla testa e gli altri dalla coda di un enorme serpente, Vasuki, che a sua volta era attorcigliato attorno al monte Mandara. Il movimento generato dalla trazione delle due fazioni provocò la rotazione del monte sul suo asse, di conseguenza vennero «frullate» le acque dell’oceano. L’intento di dei e demoni era quello di far sprofondare il monte per poter attingere alle erbe. I demoni arano in vantaggio, cosicché Vishnu si trasformó in una gigantesca tartaruga (Kurma) per sostenere il monte. Il mito continua ancora ed ancora…Quindi nell’analogia il monte è il tempio e l’oceano il fossato, per attraversare il fossato il ponte ha statue di dei e demoni da un lato e dall’altro che titano Vasuki, il serpente.

I templi principali sono decorati nella terrazza inferiore, ad Angkor Wat per esempio viene rappresentato il mito del frullato del latte, ma anche la conseguenza delle azioni degli esseri umani nella vita ultraterrena. Nella seconda foto si vede come i virtuosi vadano in «paradiso», i malvagi all'»inferno» e coloro che sono passati senza lode e senza infamia si reincarnino in esseri umani (nel mezzo). 

Samudra manthan- frullato dell’oceano di latte, Angkor Wat
Reincarnazioni nel mondo dei cieli, degli inferi e in quello terrestre, Angkor Wat

Questo è stato il primo impatto per noi, la maggior parte dei templi fu costruita tra il XI ed il XII secolo ma l'»olvido» e la natura hanno fatto il loro lavoro.

 Il secondo giorno con la sveglia alle 4.30 abbiamo visto l’alba dal recinto di Angkor Wat, la foto, quella bella l’ho presa da internet

E finalmente il momento tanto atteso: il momento Tomb Rider

Día 7: Battambang – Siem Riep in battello

Oggi è stato un giorno speciale. Siamo andati in battello da Battambang a Siem Riep, si sono compiute le mie aspettative al 100%. 

La sveglia è suonata presto, siamo completamente rincoglioniti infatti. Abbiamo fatto tardi, tanto per cambiare, e invece che comprare panini abbiamo avuto il tempo di prendere solo un casco di mini-banane che ci hanno alimentati fino a sera, stavo vedendo i sorci verdi.

Abbiamo avuto fortuna nella sfortuna perché abbiamo preso un battello simile ai regionali di Trenitalia. Ci abbiamo messo 8 ore invece che sei, ci siamo fermati decine di volte. Venivamo avvicinati dalle barchette e ci avvicinavamo noi alle case per fare carico-scarico delle provvigioni. Quindi ci siamo affacciati letteralme alla vita quotidiana di questa gente.

Il battello non era molto grande, e il numero dei presenti duplicava i giubbotti salvagente, la sicurezza prima di tutto!

Questi fiumi appartengono al bacino idrologico del Mekong e come il Mekong sono super torbidi di natura propria, inoltre ci scaricano e buttano la qualunque, quindi non immaginatevi l’estetica di un torrente di montagna. Le acque sono placide e marroni ma piene, piene, piene di vita umana e faunistica. Nella prima parte del tragitto il corso del fiume è circondato da campi coltivati, poi si entra nella riserva ed infine nel lago Tonlè Sap (sconfinato); da qui ci si immette nel Siem Riep river dove si percorrono poche centinaia di metri per poi attraccare. Il lago può moltiplicare la sua portata di circa 13 volte nella stagione dei monsoni, qualcosa di simile accade ai fiumi. Immaginate che problema per chi deve adattarsi a queste condizioni mutevoli.

Con cosa ti incroci lungo il fiume Sangkaé

Ci sono case galleggianti lungo quasi tutto il percorso, alcune sparse, altre agglomerate in villaggi, i più grandi hanno anche delle scuole. Si vedono infatti i bambini che vanno, da soli o accompagnati, in barca con la divisa. Riflettevamo su come debba essere una vita per un bambino senza poter correre. Ci sono tre tipi di case: le case su palafitte costruite sugli argini, le case-barca e delle zattere con palafitte E bidoni di benzina vuoti nella parte dello «scafo» a mò di camera d’aria. Quando il livello del fiume è basso le palafitte si «appoggiano» sul letto, quando il livello sale iniziano a galleggiare, ancorate. Su queste palafitte fanno di tutto, sono unifamiliari e decisamente prive di comfort, eccetto la TV, questo si. La vita scorre placida, il battello rifornisce i negozianti, le famiglie allevano anche piccoli animali come galline o alligatori sulle piattaforme, i ragazzi studiano, gli adulti pescano, coltivano e si dondolano sulle amache…

Día 6: Battambang y trabajo

Día tranquilo de paseos, una galería y un poco de trabajo en nuestro querido “royal hotel”.

Para arreglar el estómago después de la rata y la verdura cruda he desayunado yogur y cereales,

Antonio ha pensado que lo mejór de lo mejór era desayunar una sopa picante de arroz y pollo.

Al parecer en la ciudad hay cierto movimiento artistico e incluso una galería de arte bastante importante. He de decir que está muy bien estructurada, con las colleciones bien expuestas y unas paredes de ladrillo basto que me han enamorado. Me ha gustado bastante un artista camboyano Hour Seyha que trata los temas mas peliagudos que afectan el país. Después del “art attack” hemos vuelto al hotel paseando y literalmente asándonos por el calor bochornoso. El paseo a lo largo del río tiene su aquel!

 

Mañana volveremos a Siem Riep en barco, tardaremos 6 horas aprox, a ver si nos encallamos, el nivel del río es particularmente bajo. Me muero de ganas, de ir en barco, no de encallarme. Se pasa por unos pueblos flotantes y por un lago que en la estación húmeda puede triplicar su caudal, el Tonlé Sap. Que coño, voy a diseñar un mapita de la ruta para mañana!

Día 5: Battambang y alrededores

Lectura no recomendada a un público perezoso, el resumen de hoy va a ser largo!

Contratamos una excursión en Pomme tour para ver los alrededores de la ciudad en tuk tuk. Nuestro guía se llama Toni y se llama así también en el registro civíl, no es un ព្រះរាជាណាចក្រកម្ពុជា que se hace llamar Toni por los guiris.

Battambang se compone del núcleo urbano “consolidado” y se extiende en una sprawl city a lo largo del río Sangker y sus afluentes. Ésta ciudad dispersa no deja de tener una identidad productiva clara que se superpone al uso residencial. Casa e bottega praticamente. Pasamos la mañana descubriendo centros productivos familiares de todo tipo y probándolo todo, claro. Yo sólo pensaba en bacterias. La verdad por delante.

Producción de fideos de arroz (la mas fascinante):

Bien, debajo de esta tienda a dos aguas con todo el “techo” ennegrecido por el humo, un chico y dos señoras hacen fideos, 400kg al día, desde las 4 de la mañana. El proceso es muy rudimentario, todo hecho a mano, excepto el amasado del arroz fermentado con el agua, que se hace básicamente en una especie de mini hormigonera. Después de varios procesos la masa se pone en un colador y, prensada por el mismo peso del chico, va cayendo al agua hirviente, alimentada por un fuego de leña. Una vez sacados los “fideos eternos“, y sumergidos en agua fría, dos señoras se dedican a cortarlos, enrollandolos en sus manos y haciendo mono-porciones que depositan en una cesta de mimbre forrada por hojas de loto. Claramente los hemos probado, pero bueno, aunque hubiese gallinas y mucha mierda por allí los fideos habían pasado por agua hirviendo (D., T., era quasi sicuro mangiarli…). Los fideos son únicamente para consumo diario, no los secan ni conservan. No soy buena con los vídeos pero mola el ver el proceso, creo.

Sticky rice: chicle de arroz

Al borde del camino te encuentras decenas de puestos. Muchos de ellos hacen el sticky rice, no sé dónde encontrarán el público suficiente para venderlos. El procedimiento: rellenan las cañas de bambú con arroz, leche de coco y habichuelas negras, luego tapan las extremidades con una hoja de plátano hecha una bola. Disponen las cañas en dos filas a dos aguas y encienden el fuego debajo. Al cabo de una hora ha terminado la cocción y pelan la parte exterior de la caña con un hacha de mano, dejando una capa fina que se puede abrir con las manos en forma de “sol”.

Y nada, te lo comes a pellizcos. Saludable, dietético, vegano. Chicle de arroz tal cual. Antonio me ha obligado a comérmelo entero. Puede costar de 0.40 hasta 1 euro (si vas con Toni) dependiendo del diámetro de la caña.

Piscifactoría: mi favorita!!!

Aquí haría falta un botón para los olores. Todos sabemos que el pescado huele a pescado pero aquí lo dejan fermentar dos años para hacer una masa que suelen echarle a los caldos. Así que: el pescado fresco, el pescado fermentando y la basura de pescado. Un mix espectacular.

Lo bonito de todo ésto es que nunca he visto obtener el producto, su elaboración y venta en el mismo sito (la filiera corta). Pescado, elaborado, vendido. Precioso.

Masa de dumplings, otro ‘must’

Las chicas se dan el cambio con sus hermanas que salen del cole. Aquí en Camboya trabajan desde pequeños. El proceso se entiende perfectamente en el vídeo, la coordinación entre las hermanas es digna del engranaje de un reloj suizo!

Destilería de rice wine

Mezclan el arroz con un montón de especias lo dejan macerar un día y luego le añaden agua y lo dejan fermentar. Después de prensarlo se conguerte en el “GIS(?)” una especie de masa compacta, parecida al yeso que luego pasan a la destiladora…

La parte importante de esta sección es que creen que las serpientes dejadas macerar en el vino sean garantía de fertilidad para el hombre. Lo demuestra el hecho que el padre de Toni tomaba mucho rice wine y tuvo 10 hijos! Antonio por el bien de nuestra progenie lo ha tomado. (Bambel, ésto es también para fidelizarte al blog)

Un poco de cultura e historia: Wat Samrong

Esta pagoda del siglo XVIII fue utilizada por los khmeres rojos como prisión y salas de tortura. Los habitantes de Battambang (battambagueños?) la consideran un lugar sagrado para los espíritus de los que fueron asesinados allí. Por esta razón han decidido no restaurarla ni volver a usarla y construir una nueva pagoda en frente de la antigua. Es una pena verla en ruinas en realidad. En este sitio murieron tres de los familiares directos de Toni, tíos y primos.

Pues aquí es cuando Toni ha empezado a contarnos que él tenía dos años cuando, en el medio de las masacres, su familia decidió refugiarse en Tailandia. Estuvieron un mes caminando por la selva, por caminos secundarios, cruzandose con fosas comunes llenas de cuerpos en descomposición. Él se acuerda de los cadáveres por el camino, un niño de dos años. Estuvieron siete años en Tailandia. A la vuelta perdió a causa de las minas dos hermanos y varios conocidos. Ahora Toni vota por un partido opositor al que gobierna, habla de una represión a ellos violenta e incesante, de corrupción institucional, prisión selectiva y asesinatos. Nos ha contado que participó en el 2014 en una manifestación pacífica contra el gobierno, en Phnom Pehn, y que después de unas horas los militares abrieron el fuego contra los manifestantes matando a algunos de ellos. Él dice haber estado cerca de los que murieron. Ahora tiene miedo de hablar de estos temas con los camboyanos. Dice que se cruza de brazos, agacha la cabeza y no vé, no habla y no oye.

Bamboo train: megaturistada

Estaba incluído en el precio, claro. Se trata de una línea de tren que se construyó en los ’90 para el transporte de mercancías. Los paisajes eran muy bonitos, todo hay que decirlo. Monoraiiiil

A comer raticas, es exactamente lo que parece

Death cave y batcave

Hay una formación rocosa en el medio de la planicie. Aquí hay grutas cársicas y unos templos dedicados a Buda que gozan de unas vistas realmente espectaculares. Unas de las grutas fueron utilizadas por los khmeres rojos para arrojar los cadáveres de los opositores. Los murciélagos se han adueñado de otra gruta. Al atardecer y durante casi dos horas (podemos certificar media hora con nuestros ojitos) , empiezan a salir milliones de murciélagos que van a alimentarse a las zonas húmedas (60km de viaje de ida y vuelta cada día!). No tengo fotos decentes de ésto pero es flipante, de verdad!

Día 4: Viaggio Phnom Pehn-Battambang

Sveglia alle 5.30 del mattino, oggi è stato un lungo giorno di viaggio che ho passato tutto il tempo dormendo! Viaggio in macchina con un soggetto sdentato che non parlava una parola di inglese e che non sapeva usare né leggere google maps.

Siamo arrivati a Battambang, la seconda città del paese. Ha un traffico un pochino più moderato della capitale ma per il resto si assomigliano abbastanza.

Per ora posso solo parlare di quanto sia orripilante l’hotel. Abbiamo commesso un errore nella prenotazione e il royal hotel sembra uscito da un film asiatico degli anni sessanta. Tendine e muri giallastri, testiera del letto in falsa ebanisteria, micro bagno con scolo della doccia nel pavimento… Il soffitto merita un capitolo a parte: in cartongesso ispezionabile, le guide sono a vista e i pannelli hanno dei bassorilievi con dei fiori, al centro un ventilatore verde salvia.