Días 96-99: mt. Cook e Christchurch

Si conclude una tappa straordinaria di questo mese in NZ e di questo viaggio in generale.

Comincerò con lo shock termico che abbiamo subito da un giorno al seguente: vestiti di lana e impermeabile (zuppi fino alle braghe) vs maglietta e pantaloni (schiattando di caldo).

Il giorno della lana abbiamo vissuto un’esperienza pazzesca. Già a Madrid avevamo iniziato ad interessarci al cielo, inteso come stelle e non come paradiso. Questa volta siamo stati nella riserva di “cielo scuro” più grande dell’emisfero australe, nell’osservatorio astronomico “Dark Sky Project”. Chi avrebbe mai pensato che dopo tutta quella pioggia il cielo si sarebbe potuto liberare così.

La Nuova Zelanda è poco popolata, non c’è da stupirsi che abbiano grandi aree di cielo “scuro”, in qualunque caso, qui si adoperano una serie di accortezze “speciali” per preservare queste condizioni ideali, che includono anche la cooperazione dei cittadini. Addirittura gli abitanti del mini paesello, illuminato tutto con luci speciali, hanno la premura di chiudere le tende delle loro case per favorire la visibilità ottimale dall’osservatorio astronomico.

Si viaggia in un autobus che sale a luci spente lungo il crinale di una montagnetta, tutto l’abitacolo è illuminato con luci rosse che non disturbano la visone notturna. Ti danno in dotazione dei giubbotti di seconda mano comprati dalle missioni in antartico! Fa un cazzo di freddo sulla cima!

Scesi dall’autobus la cima era illuminata come quando c’è la luna piena…ma con luna nuova (ovvero senza luna). Tutto la luce veniva data dalla via lattea che solcava il cielo come una strada polverosa. Indescrivibile, non esagero, giuro. In quell’ora e mezza ho visto almeno una decina di stelle cadenti ed espresso altrettanti desideri, qualcuno per me, qualcuno per altri.

Se dovesse funzionare inizierò a farmi fare i tarocchi dalle maghe, leggere la mano, i fondi di caffè e soffiare sulle candeline esprimendo desideri (questo gia lo faccio).

Si vedevano due nebulose galattiche ad occhio nudo! Sembravano nuvole, appunto, poi ci hanno spiegato cosa fossero. Abbiamo imparato a riconoscere la croce del sud , visto cose di cui non capivamo la rilevanza (come per esempio gruppi di stelle a mille mila “x” anni luce di distanza, pensa all’ing. Cane mentre leggi)  e qualche costellazione, che erano “a capa sotto” perché le costellazioni le inventarono i greci e qui siamo, letteralmente, dall’altro lato del mondo. Strabello.

Questa zona è molto speciale da un punto di vista geomorfologico e si nota anche nelle piccole cose. Queste montagne le vedemmo quando, due settimane fa, visitammo i ghiacciai Fox e Franz Josef, però dal lato ovest. Adesso siamo nella regione (est) ai piedi del monte Cook, il più alto della N.Z. con 3.724 s.l.m. Ai piedi di questi giganti ci sono delle estese pianure che furono, milioni di anni fa, scavate dai ghiacciai, prima, e riempite dai sedimenti, poi. È curioso poter passeggiare fino ai ghiacciai con una maglietta leggera, guardando le nevi perenni e le valanghe, camminando in mezzo all’erba alta  color oro, cresciuta durante l’estate.

Nella pianura, di cui sopra, ci sono dei laghi celesti che sembrano fatti di pastelli a cera fusi (Pukaki e Tekapo). I ghiacciai triturano le rocce argillose che incontrano lungo il loro cammino e le polveri rimangono in sospensione causando una rifrazione dei raggi solari particolarissima. A seconda dell’orario del giorno e delle nuvole cambia drasticamente il colore. 

 

Adesso siamo a Christchurch, distrutta nel 2011 da un terremoto, ancora in fase di ri-costruzione. Piacevole, familiare, con murales e un giardino botanico bellissimo. Una città contemporanea ma a misura umana. Abbiamo dovuto lasciare Giosefina (la albahaca sbirulina), che dopo un mese di onorato servizio troverà (spero) miglior vita nel giardino dei signori che ci ospitano dell’airbnb.

Curiositá Neozelandesi:

  • Amano i macchinoni 4×4 ma anche le macchine old fashion e d’epoca

  • Vanno a piedi scalzi OVUNQUE: sentieri pietrosi e supermercati, parchi e marciapiedi.
  • Coltivano i kiwi in zone perimetrate da mura di alberi.

  • Non troverai facilmente piatti a base di pesce/crostacei, solo fish and chips (magari cozze verdi in qualche località)
  • Non troverai formaggi di qualità nazionali, nonostante ci siano 6 pecore per ogni persona. In N.Z. vivono solo 5 milioni di persone, 1,5 nell’ isola sud ma le pecore sono ovunque e il loro latte viene venduto ai giapponesi.

  • Le strade principali sono di 2 corsie e 2 sensi di marcia. Se lasci passare chi è dietro di te, ti ringrazierà accendendo le 4 frecce.
  • I maori è vero che hanno i tatuaggi in faccia, non solo quelli dei documentari.
  • All’aria aperta c’è quasi sempre profumo di fiori (soggettivo ma vero).
  • Ci sono selve pluviali di tipo tropicale mescolate alle pinete.
  • Per entrare in alcuni parchi devi lavarti le scarpe per non contaminare.
  • Puoi avere 4 stagioni in un solo giorno.
  • Troverai il cielo più scuro di tutto l’emisfero australe

 

E molto altro ancora…

Días 91-95: The Catlins, Dunedine Y el adiós a Fiordland

Pocas anécdotas cómicas y muchos animalillos salvajes en esta entrada.

Puesto que la parte más molona de los fiordos estaba inaccessible, a causa de desprendimientos y carreteras arrasadas por las lluvias de la semana pasada, decidimos “atacarlos” desde la retraguardia. Hicimos un par de caminatas y una salida en coche bastante provechosas.

Ya no hay selva tropical y el bosque es mucho mas relajante para la mirada. Alfombras de musgo lo cubren todo y hay árboles altos y esveltos de una sola especie. Hemos visto por fin como pinta un hut, un refugio de montaña, para los que hacen las caminatas de 2+ días. Tiene su fascinación: olor a leña,  telarañas y todo bastante pintoresco

En la subida con el coche (decorada, cada 10 minutos, por un comentario por parte de Anto sobre la animal potencia de su coche) llegamos hasta un fiordo.

Vimos las nubes desde arriba, desde dentro y desde abajo.

Llegados al fiordo nos han asaltado las sandfly. Son insectos muy pequeños que chupan la sangre de hombres y animales, rollo mosquitos. Antonio se ha refugiado en el habitaculo del coche y ha empezado a echar litros de repelente modo loco. Nube tóxica. Me lo ha echado hasta en los hojos y encima de Giosefina, la planta de albahaca que llevamos como mascota desde hace una semana.

De fiordland hemos ido diréctos a los Catlins, en la costa sur. Paisaje de colinas hasta donde alcanza la vista con praderas verdes y amarillas. Aquí hemos visto la más alta dendidad de ovejas jamás conocida. También hay vacas, venados y… llamas!

Las colinas acaban abrúptamente en acantilados o en bahías enormes. La fauna marina es impresionante.

En un solo día hemos visto albatros, leones marinos, focas, pinguinos y delfines. En la “Curio bay” hay un grupo de delfines residentes que se acercan a jugar con las olas, puedes hasta nadar con ellos. Se pueden ver grupos de tres o cuatro surfeando la espuma, casi en la orilla. Son delfines autóctonos, raza Hectors, sólo están en estos mares y son los más pequeños del mundo (y atrevidos y juguetones).

Otra cosa brutal ha sido el bosque petrificado. En las fotos es una mierda pero en directo es brutal. Hace 170 millones de años hubo una serie de erupciones volcánicas con las consecuentes inundaciones de agua, barro y cenizas que llegaron hasta la costa, dónde había un bosque tropical.

El silicio presente en el barro comenzó a impregnar la madera y muy rápidamente la convirtió en piedra. Se pueden apreciar las texturas de la madera, los tocones, los troncos tumbados y en algunos lugares también las hojas y helechos. Esta maravilla se extiende a lo largo de 25 km de la costa!

Es brutal asomarse a un acantilado y ver las focas criando y los leones marinos esplayados, retozando en la arena, a lo mejor mientras un albatros de dos metros vuela encima de tu cabeza.

Hemos llegado al punto más al sur de la isla sur. Es un poco una “turistada”, por el sentido que puede cobrar esto en NZ, pero ha suscitado mucho interés y estupor en mi familia. Esta razón me induce a incluirlo en el “cuento del día”.

 

 

 

Días 87-90: mt Edward e laghi d’altura

Esere andati alle Blue pools e non avere fatto il bagno la scorsa volta è stato come “guardare ma non toccare”.

E proprio per toccare con mano l’acqua del disgelo siamo tornati! Stiamo parlando di 6-10 °C.

Alla seconda signora over 60 che si faceva il bagno mi sono decisa anche io. Una bella nuotatina rinfrescante, la cassa toracica stretta in una morsa e le gambe senza sensibilità per qualche minuto.

Ne è assolutamente valsa la pena, niente ipotermia, prova superata.

Unico inconveniente: sciami e sciami di sandfly, mosche della sabbia, ci hanno letteralmente divorato le gambe. Pieni di ponfi e con gli arti intorpiditi dal freddo siamo tornati verso casa, con l’immagine dell’acqua azzurra negli occhi.

 

I panorami che abbiamo ammirato sulla strada del ritorno sono stati, come sempre, mozzafiato. Questo è il lago Hawea, vicino Wanaka.

Inconveniente per i prossimi giorni: tutta la regione del Fiordland (sud ovest) è irraggiungibile a causa delle frane e inondazioni che hanno interessato le principali (e uniche) strade la settimana scorsa. I turisti presenti in quelle zone sono stati evacuati in elicottero!

I posti più affascinanti di tutta la Nuova Zelanda sono lì a un tiro di schioppo, ma non potremo andarci.

In cambio abbiamo fatto un giro da “quest’altro lato” dei fiordi, alle pendici del Mount Edward e il panorama non è affatto male. Abbiamo attraversato qualche ruscelletto con la macchina. Anto non si stanca di dire che dobbiamo comprarci una macchina 4×4 come questa.

Scusami per le tante foto alle mucche, sono una ragazza di città.

 

Il giorno dopo abbiamo fatto due percorsi stupendi. Il primo è sulle “Remarkables mountains”  per andare a vedere il «lake Alta”. Giuro che si chiamano. Il lago si raggiunge da quelle che in inverno sono piste da sci, devono essere tra le più belle dell’universo.

La Nuova Zelanda non mi sta piacendo per niente.

Tutto il crinale è attraversato da ruscelletti, è tutto pieno di muschio e licheni e i chiaroscuri delle montagne sono bestiali. Il lago è piccolino e cristallino. Qui faceva fresco per fare il bagno anche se qualche temerario c’è stato, essenzialmente bambini e cani.

Dopo il panino vista lago abbiamo tentato una mini scalata, quando ho iniziato ad andare a 4 zampe Antonio ha capito che fosse sufficiente per me.

L’ultima tappa del giorno è stato un piccolo trekking sul lago Wakatipu, di origine glaciale e lungo 80 km, ha una caratteristica forma a “S” e ti sembra di poter baciare l’altra sponda.

 

L’ultimo giorno a Queenstown è stato il giorno del riposo. Abbiamo fatto nottate su nottate e oggi siamo rimasti a casa. Abbiamo trovato tutti gli ingredienti necessari per stare bene.

Trattandosi del novantesimo (90!!!!) giorno di viaggio non avremmo potuto non fare una goliardata perché la giornata di oggi rimanesse impressa nella memoria:

Días 84-86: Glaciares y cascadas

Estamos en la west coast, un viaje en coche bien largo que hemos decidido afrontar con mucha calma. Nos paramos literalmente en cada mirador en el camino. Para recorrer trayecto de 3,5 horas hemos tardado 8. Pero es que las vistas son brutales y lo son siempre.

Fuímos a ver los glaciares (Franz Josef y Fox) y fue un poco triste. Hay unos graficos que enseñan cuánto se ha retirado el hielo a lo largo del último siglo, y la verdad es que Antonio ha acertado diciendo que parece ver la lenta e inexorable muerte de un dinosaurio. Luego también se ha sacado de la manga muchas cosas cínicas para remediar la corazonada, entre las cuales ”como dijo George Harrison, all things must pass”. Así es viajar con un ingeniero empedernido.

El paseo se queda muy lejos de los glaciares, un par de km. Una experiencia muy distinta a la que tuvimos en Islandia en un glaciar impronunciable (Sólheimajökulll dice google) adonde nos mandaron nuestros superamigos. Vamos… ahora nos hacemos los pijos.

Lo curioso es que la antesala de los glaciares es un bosque tropical con palmeras, epífitas y musgo que lo cubre todo.

La carretera entre el Franz Josef y Wanaka es lo mejor de lo mejor.

Bordea el río Haast que tiene un recorrido super enredado debajo de unas cordilleras estupendas. Hemos podido caminar en el lecho del río, que llega a los 500 m de amplitud, para ir a ver unas cuantas cascadas, en primavera con el deshielo esto tiene que ser brutal.

El punto álgido han sido seguramente las blue pools, una foto vale mas que 1.000 palabras.

Mientras seguimos caminando. Cada vez que podemos emprendemos un «track» e intentamos batir los tiempos marcados en el panel de la entrada, rollo desafío. Naturalmente esto lo ha iniciado Antonio, que además que prudente es competitivo, incluso con los carteles informativos.

Buenas noches desde nuestra casita de hoy en Wanaka:

Días 79-83: il passaggio a sud ovest

Questi ultimi giorni sono segnati da aneddoti più che da grandi racconti.

L’aneddoto cruciale è che abbiamo perso il traghetto per l’isola sud. Non l’abbiamo perso per modo di dire, per qualche minuto di ritardo, l’abbiamo perso per davvero. Intorno a questo episodio gravita tutto il resto.

Una sera, prima di andare a dormire, Antonio ha detto: “il traghetto eri IERI”. Faccia stravolta, UN UOMO DISTRUTTO. Non poteva, e non può ancora, credere che sia successo a LUI!

‘Sti traghetti bisogna prenotarli con lauto anticipo, dicono, quindi oltre al danno economico ingente si è aggiunta la preoccupazione riguardo al tempo che avremmo perso per visitare l’isola sud, più grande e più selvaggia di quella nord, e quindi più interessante per noi.

Bene… io mi sono tagliata una falange, ho perso un aereo, sono rimasta intrappolata in un treno direzione Roma mentre aiutavo mia sorella a caricare figli e bagagli, sono andata all’aeroporto un giorno prima del mio volo, ho saltato infinite volte la mia fermata… per me questo traghetto è un granello di sabbia che sia aggiunge al mio giardino zen; ma Antonio non ha MAI fatto nulla del genere, l’ha solo sperimentato di forma riflessa a causa della mia prossimità! Mi scompiscio tutte le volte che vedo la sua espressione quando glielo ricordo! E non sono poche.

A quanto pare ci stiamo davvero ibridando, io antonizzando e lui cristinizzando.

Da questo aneddoto “madre” scaturisce un altro aneddoto: un bellissimo trekking. Ad oggi le nostre principali attività neozelandesi sono 1) le camminate e 2) le foto per zia A. delle ubicazioni del set del signore degli anelli (ci abbiamo preso gusto).

200 piani di scale e 13.000 passi non sono la novità infatti. La novità è che ci siamo sviati dal sentiero principale, tratti in inganno da un ponte sospeso. Quest’altra cosa è stata anch’essa a detrimento dell’autostima di Antonio, e a detrimento del mio fiato.

La salita è stata eterna, su un terreno scosceso e sterrato (da sputare sangue…di nuovo) ma con una bellissima vista panoramica. Si possono ancora vedere le palme e i pini (e altri misteriosi alberi senza nome) tutti nello stesso bosco.

Tornando alla traversata Nord Sud: a mali estremi, estremi rimedi. Abbiamo sganciato i soldi necessari e siamo partiti.

Attraversare lo stretto di Cook può essere un’avventura in se. Il viaggio di regola dura tre ore ma spesso e volentieri arriva a durare 8-10 e anche 13 a causa delle condizioni metereologiche. ‘Stavolta siamo stati graziati, sorprendentemente.

TI ASPETTAVI LA SFIGA NERA, E INVECE NO!

La seconda parte del percorso in traghetto  per raggiungere Picton è tra le isole di un arcipelago in cui si sfrangia la costa. Sembra un tessuto tagliuzzato da una sarta impazzita.

Fatto sta che messo piede sull’isola sud è sembrato di essere atterrati in un altro continente. Ci siamo armati di felpone, calzettoni di lana, piumini e impermeabili. Dal sole e i 27 gradi ai 10 gradi con vento e pioggia.

La meta: Kaikoura, la città per eccellenza in Nuova Zelanda per l’avvistamento delle balene. Abbiamo deciso di stringere la cinghia e abbiamo dormito in un ostello e condiviso la camera con quattro uomini puzzolenti e russanti.

Io, promotrice di questa scelta economica, ho dormito tipo Tutankhamon in quelle specie di lenzuola, con una maglietta usata come federa della federa. La maglietta l’ho dimenticata lì. Altro granello di sabbia per il giardino zen.

Alla gita in barca, alle 6.45, di mattina corrisponde il terzo aneddoto che in se racchiude due sotto-capitoli: quello che abbiamo visto(1) e quello che ha provato Antonio(2).

Ciò che compone l’1 sono le decine e decine di delfini acrobati, sono più piccoli di quelli dei nostri mari, più scuri e con la pancia bianca. La femmina è più tranquilla ma i maschi fanno dei salti pazzeschi per conquistarla. Però gli albatros mi hanno colpita ancora di più: 3.40 METRI di apertura alare, possono volare fino a 950 KM IN UN SOLO GIORNO alla ricerca di cibo! Erano cosííí vicini, sembrava di poterli toccare. Planano leggerissimi sulla superficie dell’acqua, sembrano essere legati ad un filo.

Mentre guardavo una di queste meraviglie della natura vedo Antonio (2) con una busta in mano e la faccia verde. C’era onda lunga, non come da noi, che nemmeno te ne accorgi, le onde erano dai 2 ai 3 metri, impossibile da apprezzare in foto. Anto, incurante di qualunque altra cosa ha passato l’ora successiva con la faccia in una busta bianca.

La magra consolazione è che in questo mentre non si è vista nessuna balena e per questo ci hanno rimborsato l’80% dell’importo del biglietto.

Da Kaikoura ci siamo spaccati sette ore di macchina facendo la New Zealand coast to coast attraversando il passo di Arthur (Arthur’s pass) nel parco nazionale omonimo. I pascoli erano tutti d’oro, le nevi sciolte e i fiumi tumultuosi ridotti a piccoli canali. È fine estate.

Domani passeggeremo tra i ghiacciai.

Días 74-78: Mordor trekking y parques geotermales

Estos días han sido a la insignia de las actividades geotermales. En la isla norte es atravesada por el famoso cinturón volcánico del sudeste asiático y claro… la tierra humea por todas partes, literalmente.

Pero lo primero es lo primero y para cautivar al lector más perezoso he de contar cuando casi escupo los pulmones trepando una montaña. Foto de la montaña:

Cuando te ponen en las webs que el recorrido “X” es de mediana dificultad y es altamente recomendada una buena forma física, no mienten. Hemos decidido emprender el “Tongariro apline crossing» , un trekking por los montes Tongariro y Ngauruhoe (alias monte Fato, el de Mordor). Éste es el perfíl del recorrido:

Se trata de una ruta en un parque nacional, muy antiguo por cierto (1887), y reconocido también por la UNESCO. El parque incluye muchas tierras sagradas para los maoríes y un grupo de tres volcanes, activos, protagonistas de numerosas leyendas.

Una cosa que acojona es que a mediados de enero la palmó un alemán haciendo el recorrido, este pobre hombre murió de infarto. Hay otros que por las ráfagas de viento en los picos se caen al barranco. Luego, investigas y descubres que la mayoría se atrevieron a hacer el recorrido en condiciones climáticas adversas, pero ésto no lo sabes hasta que lo buscas… cuando terminas! En todo caso vienen a por ti en helicóptero (porque es la única manera de salir de ahí) y esto tiene que molar.

Lo bonito del comienzo ha sido el maorí que nos ha contado algunas leyendas relacionadas con el parque y ha rezado por nosotros, que nunca se sabe.

Yo, que en el agua voy bien, pero en tierra algo menos, he empezado con cierto miedillo y hasta me he llevado pasaporte y cartilla de vacunaciones por si mi salida era en helicóptero…

En cuanto hemos empezado se han disipado los miedos, las primeras dos horas han sido muy agradables, con el amanecer que iluminaba toda aquella maravilla.

Justo cuando me he relajado ha llegado la primera subida: la escalera del diablo o devil’s staircase. Un nombre una garantía. La madre del tren! He estado a punto de escupir los pulmones, pero lo conseguimos, claro, como no. He leído que es como subir las escaleras de un piso de 60 plantas o así (al final del día subimos más de 300).

Después de la subida rompepiernas hay una planicie con un recorrido estupendo, totalmente rectilíneo, en el medio de las erupciones volcánicas mas antiguas. Las vistas son impresionantes.

Inmediatamente después viene la segunda subida. Aquí las ráfagas llegaban a los 65 km/h, pero con ser prudente ha sido suficiente. Lo que ha pasado es que estaba tan empapada que he tenido que ponerme hasta el plumas. Este ha sido el punto más alto que hemos subido, el problema ha sido bajarlo.

Una cuesta resbaladiza de 300 m hecha de arena y grava, lo mejorcito para mí. Afortunadamente, las habilidades que Antonio no tiene en el mar, las tiene en la tierra. Subía y bajaba aquello como un saltamontes. Así que, haciendo una cadena humana (de dos), hemos bajado incólumes. Velocidad pedo, eso si. Hemos visto bastantes resbalones, unas caídas, unos que bajaban de culo y una señora de unos sesenta y tantos (puede que todos) bajando modo rayo superándonos a todos, parecía caminar encima de agua. Estas son las vistas desde arriba a los dos lados.

Y esto subida la cuesta siguiente:

Desde este punto la vegetación empieza a sustituir las rocan negras de los volcanes, pequeños matorrales, esparto y florecillas pequeñas. Lo peor ha pasado, ahora queda solo bajar una leve pendiente durante 10 km. Otra vez panoramas para dejarte boquiabierto.

El tramo final es dentro de un bosque, la calma después de la tempestad.

Es que no se ha acabado AÚN! Quedan los parques geotermales.

Después de un desastroso baño en un riachuelo que estaba hirviendo (lo recomiendan hasta los hoteles), nos hemos ceñido a los parques mas bien clásicos: el Wai O Tapo y el Orakei Korako. Realmente espectaculares y malolientes, como era de esperar.

La actividad geotermal es brutal, pero lo que mas impacta son los colores. La diferencia con Islandia ha sido esencialmente esta, fósforo, magnesio, hierro… confieren cada uno un color a las rocas y a las arcillas. Te entran ganas de tocarlo todo, parecen hechas de porcelana pintada y terciopelo.

El Wai O Tapo es más turístico, pero más colorido también.

El Orakei es un poco mas pequeño, pero al ser muy caro y un poco más apartado de las rutas convencionales, más íntimo también. Y cuando hay menos turistas te sientes como un explorador, y nuestros gorros ayudan bastante.

El último día antes de la subida mortal al Tongariro hemos disfrutado de un pedazo de trekking para ir a ver las cascadas de Huka: Bru-ta-les

Al final puedes gozar de un baño en las aguas calientes, pero no hirvientes, de un riachuelo y pasar a las aguas frescas del río grande, el Waikato y viceversa. Todo muy recomendable para la circulación de las piernas.

Para que no nos faltara andar un poco, hemos ido también a ver las cascadas de Taranaki, las de Gollum comiendo un pescado crudo.

Voy a acabar esto con los gemelos de Ronaldinho.

Y ya que en Nueva zelanda puedes disfrutar de las cuatro estaciones en un solo día, ahora estoy escribiendo con los calcetines encima de los pantalones, manga larga, chaqueta, capucha y abrigo. Naturalmente los calcetines se emparejan con las chanclas, para conseguir un efecto erótico máximo.

Peeero estamos durmiendo aquí, no se si ayuda a lo erótico pero al flow si!

Días 70-73: da Coromandel a Taupo

Prologo: arrivati ad Auckland alle 2.30 di notte dopo 12 ore di viaggio troviamo l’hotel con le porte sprangate e un cartello: “torno subito”. Il mio stato d’animo era a cavallo tra mood 1: cane della carica dei 101 con il naso gelato e mood 2: Arnold Schwarzenegger.

Detto questo, il buongiorno si vede dal mattino e il primo tratto di strada fino alla penisola di Coromandel (“le coronache di Narnia” si girarono qui), è stato bellissimo.

Una cosa assolutamente innovativa per me, che odio la macchina, è godere del viaggio in sé.

La vegetazione è lussureggiante e c’è una curiosa mescolanza di pinete alpine e selva tropicale, questa zona è alla stessa latitudine di Sydney. L’orografia è fantastica ed il paesaggio collinare, che arriva fino alla costa, sfuma velocemente in quello montano. Le colline sono quasi integralmente dedicate alla pastorizia e adesso sono giallo oro (è fine estate), punteggiate di mucche. I principali allevamenti nel nord sono di bovini, nel sud di ovini. Questo post si sta trasformando in una lezione di geografia.

Le strade sono stupende e corrono lungo la costa, letteralmente a tre metri dalla battigia.

Ci siamo infilati nel bosco per andare a vedere i kauri. Si tratta di alberi antichissimi ad alto fusto che esistono solo nell’isola nord della NZ;  possono raggiungere i 23 metri di circonferenza, i 50 di altezza e i 4000 anni di età, tipo sequoia insomma, ma di quì. I kauri sono in pericolo di estinzione e i neozelandesi sanno come difendere il loro patrimonio:

Kauris

Abbiamo dormito a casa di Jeff, un inglese che ha viaggiato per tutto il mondo per poi stabilirsi nella penisola di Coromandel. A parte le incessanti battute sulla mafia (sorridi e annuisci) è stato interessantissimo parlare con lui.

Abbiamo scoperto che, nonostante in NZ ci siano 4 pecore per ogni persona, non si producono formaggi perché vendono tutto (o quasi) il latte ai giapponesi. I giappo glielo comprano al doppio del valore di mercato neozelandese.

Abbiamo scoperto anche che il prezzo di macchine, moto, camper e autobus sia due volte tanto che nel resto del mondo e la maggior parte delle macchine e autobus che si vedono qui provengono dal Giappone (che ha la guida a destra) e sono di seconda mano. Ne abbiamo avuto la prova il giorno dopo su un autobus di linea di inizio secolo con tutte le scritte in giapponese. Jeff aveva anche fatto un mezzo business importando camper dall’Europa per rivenderli al doppio del prezzo. Casa sua era carina, con un bell’orto, ma c’hanno tutti sta cazzo di fissazione della moquette e di farti andare in giro scalzo. Io mi adeguo, per carità, ma questo c’aveva pure due cani. Lo scambio di battute tra Anto e me al dover iniziare a camminare scalza si ripete quotidianamente con la stessa sequenza.

Stiamo facendo il pieno di airbnb perché qui è tutto extra iper caro, oggi per esempio abbiamo pagato 2 birre heineken 15 euro. Nemmeno la tirchieria riuscirà a farmi diventare astemia, mamma!

Oltre alla fissazione per le moquette hanno anche la fissazione per i trekking. Non puoi immaginare quante opzioni ci siano in un km2. Uno di questi trekking portava alla  cathedral cove , una spiaggia stupenda (Narnia). Per fortuna per la seconda spiaggia non c’era da sudare. Questa seconda, Hot Water Beach, aveva la particolarità di avere due sorgenti di acqua termale (a 64 e 60 gradi) sotto la sabbia della battigia. La gente va lì con la pala, giuro, e si scava una buca. A seconda della buona volontà del cavatore si ottengono migliori (terme) o peggiori (crocchetta bollente) risultati. Noi abbiamo solo ficcato un piede sotto la sabbia, ci siamo ustionati e abbiamo deciso che l’impresa non valesse l’impresa. Una buona buca dovrebbe essere di 1.5 metri perché acqua marina e termale mitighino le loro rispettive temperature, non avevamo una pala, ovviamente, né volontà!

Una cosa che non è un’attrazione turistica, ma è stata per me la cosa più emozionante fino ad ora, è stata questa casetta:

Tra boschi e prati, circondata dagli animali della fattoria, con un braciere e due poltrone in vimini. La via lattea più bella che abbia mai visto accompagnata dalla voce delle mie amiche e dalla compagnia di Anto. Perfetto.

Il secondo brivido del viaggio è stato nelle Waitomo caves. I nostri viaggi si misurano in brividi, adesso iniziano ad essercene di meno perché stiamo vedendo tante cose e perché mi sto antonizzando. Queste grotte carsiche, piene di stalattiti e stalagmiti, sono specialissime perché una parte della grotta è abitata da un particolare tipo di insetto. Queste mosche generano delle larve che fino alla schiusa rimangono tali per nove mesi e sono bioluminescenti! Per nutrirsi durante tutto quel tempo producono dei filamenti di una ventina di centimetri nei quali rimangono intrappolati esemplari della loro stessa specie, non è che ci sia tutta sta vita a 25 m di profondità.

Abbiamo intrapreso la discesa verso il lago Taupo, al centro dell’isola nord, e fatto un altro bel trekking in una ex zona miniera, Karangahake Gorge:

Arrivati a Taupo ci siamo sorpresi di vedere il lago… agitato! Ondone e cigni neri.

Di qui inizierà la scoperta della zona centrale dell’isola nord, che ha un’attività geotermale bestiale, fiumi di acque incandescenti e percorsi di trekking molto esigenti. D. aspettati una telefonata presto!