Días 53-56: da Brisbane a Fraser Island

Inizia un luuuungo viaggio di 1800 km.

Dopo varie dispute, Prudenza mi ha persuasa ad abbandonare l’idea romantica del camper in favore di ostelli e macchina. Gli argomenti principali sono stati:

  • dover svuotare il serbatoio della merda
  • dormire dentro una lamiera (camper) sotto il sole.

Nella pratica qua so’ 4 giorni che piove a dirotto e dormiamo in ostelli con materassi a molle della prima guerra mondiale. Tipo che dormi a cucchiaio con le molle. Non allego una foto con gli occhi iniettati di sangue e le occhiaie viola per decenza.

Cooomunque… SIAMO TORNATI ALL’OCCIDENTALITÁ (alle antipodi). Brisbane è stata una tappa tecnica che è servita a togliermi la crisi di astinenza da formaggio e a farci sentire un soffio di quotidianità. Soprattutto perché dopo 50 giorni di “arroz con cosas, cosas con arroz” mo mò morivo. Abbiamo trascorso una giornata normale: abbiamo fatto una passeggiata, mangiato una pizza e siamo andati al cinema. Le cose “esotiche” della nostra giornata normale: i toporagni (come li chiamava papà) ENORMI che sarebbero le volpi-pipistrello che svolazzano sugli alberi del lungofiume, l’Ibis bianco che camminava sul marciapiede, l’acquazzone tropicale e lo stramaledetto inglese di Star Wars. NON SO COSA AVREI FATTO senza il podcast di 4.16 ore di quelli de “La Órbita De Endor” sull’episodio IX! Che ad ogni modo vi consiglio.

Deliziando le orecchie con Endor siamo arrivati al Lone Pine Koala Sanctuary, in teoria un centro di recupero, nella pratica uno zoo. Comunque fico perché abbiamo visto per la prima volta i koala che dormono beati sui rami e i canguri che sfoggiano i loro genitali senza vergogna.

 

La meta della giornata era Hervey Bay che è una cittadina surreale che vive del turismo della vicina Fraser Island (patrimonio UNESCO dal ‘92). Lunghe strade con casette a quattro falde con giardino, tutte sparpagliate in km e km quadri. Non esiste un centro consolidato, però esiste la pasta di Paolo’s che è affianco alla Burgerie che insieme ad un molo da cui i ragazzini fanno i tuffi è quello che abbiamo deciso fosse il nostro centro città.

Ci siamo beccati due giorni di piogge tropicali di quelle serie e ne abbiamo approfittato per fare il bagno sotto la pioggia in una spiaggia immensa. Come i bagni alla Cala d’oro con 17 anni, ma meglio.

Dopo la pioggia ci siamo finalmente potuti godere un tour a Fraser island. Che è una autentica meraviglia: la più grande isola di sabbia, DI SABBIA, del mondo: 1840 km2. Strade di sabbia ti portano ai boschi che crescono su monti di sabbia, ad una selle spiagge più lunghe del mondo con le sue 75 miglia (120 km) e ai suoi 100 laghi di acqua purissima.

Il lago più famoso è il lago McKenzie che è l’acquifero sospeso più grande al mondo (in Australia deve essere tutto grosso altrimenti non vale). L’acquifero sospeso è una cosa interessantissima, leggi questo! L’acqua del lago sembra quella di una spiaggia caraibica grazie ad un Ph molto acido (3.7) che impedisce la proliferazione della maggior parte delle specie acquatiche tipiche dei laghi. La sabbia è silice al 99%, bianchissima e sprofonda rapidissima nel blu dipinto di blu.

Dopo avere quasi disboscato l’isola dai suoi magnifici alberi ad alto fusto, nel ‘900 decisero di ripiantumarla. Come? Facendo gli esperimenti. Piantarono un po’ di tutto e pare che quasi tutto attecchì. Quindi oggi siamo passati attraverso boschi di eucalipto, pini ed anche una foresta pluviale.

Gli spostamenti su queste strade di sabbia sono molto accidentati e si possono fare solo in 4×4, tipo la vecchia panda. Noi per economia ci siamo mossi con un autobus che era praticamente un trattore. La “strada” principale è la 75 miles beach dove i mezzi possono arrivare fino agli 85 km/h. C’erano spiattellate centinaia di meduse, ed anche centinaia di caravelle portoghesi! Ad ogni onda sulla battigia scappavamo come conigli.

Gli ultimi due pit stop:

  • La S.S Maheno, una nave che batteva bandiera neozelandese che si arenò in seguito ad un tifone nel 1935
  • Le montagne di sabbia di 72 colori a ridosso della battigia.

 

Sulla strada del ritorno, in traghetto, visto che l’otite è sempre acquattata dietro l’angolo ad attendere il più piccolo passo falso…

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